La copertina del libro "RUZLUN" di Zanaglia e Bellisi Il testo e le foto sono tratte dal libro "RUZLUN"  ; 'Ruzzolone - storia, tradizione, cultura, gioco, sport' di Valter Bellisi e Romano Zanaglia.

Il più delle volte le gare avevano luogo in occasione di giornate festive o di mercato. Molte di esse erano così originate: in un luogo ben visibile della piazza del paese, o nel centro di qualche borgata, veniva "attaccata" la forma o il ruzzolone. In altre parole, un giocatore che intendeva lanciare una sfida, avvolgeva la cordella al proprio ruzzolone e l'appendeva a un ramo d'albero o a qualche gancio o ferro sporgente dal muro, unitamente a un biglietto nel quale erano esposte le condizioni della sfida: il treppo, il numero delle gète e la posta in palio. Colui che toglieva il ruzzolone dal luogo ove era stato appeso, accettava la sfida e tutte le condizioni illustrate nel messaggio.

Accadeva assai spesso che giovanotti di un paese si recassero in uno limitrofo e, dopo aver studiato un determinato percorso, "attaccassero" loro il ruzzolone. In questi casi la sfida non veniva mai rifiutata, anche perché ne andava dell'onore dei lanciatori del luogo. Al termine di queste riunioni, se la posta era rappresentata da uova sode e vino brulé, veniva consumata sul luogo, e anche i presenti prendevano parte all'estemporaneo e sobrio banchetto. Il tutto culminava con una generale giocata alla mora, altro gioco caratteristico molto diffuso in montagna. Accadeva anche che gli spettatori puntassero sull'uno o sull'altro giocatore, cioè "sparigliassero". In questo modo, la posta in palio veniva raddoppiata.

Una percentuale del premio, specialmente quando veniva giocato denaro, spettava all'asciugatone, una figura che non era presente in tutte le gare e che ora è scomparsa. Egli aveva il compito di raccogliere il ruzzolone ogni qualvolta usciva di pista, di asciugarlo se bagnato e di pulirlo. L’asciugatore diventava di grande aiuto quando le gare duravano parecchie ore poiché alleviava fatica ai lanciatori: risparmiava loro di andare a raccogliere l'attrezzo dopo ogni lancio, la qual cosa diventava particolarmente sgradevole quando questi finiva molto lontano dalla pista di gioco e magari nel fondo di qualche burrone. L'usanza di "attaccare" il ruzzolone è scomparsa. Ora le gare vengono organizzate da circoli, costituiti in tutti i paesi della zona in cui si pratica il gioco. Le gare ufficiali, fissate in calendario, hanno luogo durante gran parte dell'anno. Le sfide a livello amichevole avvengono ancora. Nascono spontanee fra amici al bar e la posta in gioco richiama quella di una volta, magari in misura più abbondante: uova, vino, cene per i lanciatori e per i sostenitori . Lo scenario è mutato rispetto a quanto scriveva verso la fine degli anni Venti don Augusto Banorri, parroco di Salto di Montese, in Montese e suo territorio, a proposito del gioco della forma e del ruzzolone.

«É un gioco che va perdendo della sua intensità - osservava - forse per l'alto prezzo della forma, ma a più ragione perché tutti i gusti cambiano a questo mondo... Ora le simpatie vanno al foot-ball, gioco del pallone, e allo sciare».

Il primo campionato provinciale di lancio del ruzzolone fu organizzato a Zocca nel 1927 per iniziativa del dottor Mascagni. Si svolse la prima domenica di settembre in una pista che fiancheggiava il bosco e la strada che da Zocca porta alla località Verrucchia.

Vi parteciparono i più forti lanciatori dell'epoca. Le cronache raccontano che si distinsero in particolare Clerio Fabiani, Rinaldo Fratti (detto Frullino) Remigio e Lorenzo di Pavullo, Zona e Dani di Zocca, Felice Bertini (detto il Mancino) e il maresciallo Rubini di Castel D'Aiano, Italo Gualandi, figlio di Casimiro, Giovanni Guidotti e Giuseppe Malavolti detto Gnacherino di Montese, Giovanni Boldrini di Montecreto, Pigoni e Lami di Polinago.

Sempre nell'epoca 1930-1940 si svolsero diverse gare a Zocca, a Montese, a Verica di Pavullo, alle Piane di Mocogno, a Montefiorino e a Polinago. Ovunque primeggiavano i sopraccitati.

Una cronaca giornalistica (sia scritta che fotografica) apparsa sul settimanale La Settimana Modenese ci racconta il campionato provinciale che si svolse a Zocca il 6 settembre 1931: "Domenica scorsa a Zocca si è svolta brillantemente la gara di campionato provinciale del lancio della ruzzola. Tipico è codesto gioco, venuto a noi dalla tradizione, solo in parte modificato in quanto alla forma di formaggio anticamente usata è sostituita la ruzzola di legno.

Non è esclusivamente nostro e non è della montagna, perché in molte regioni d'Italia lo si è praticato sia nel monte che nel piano, ma conviene dire che i nostri montanari mai hanno smesso l'esercizio salutare del tipico gioco, anche se individualmente era svolto, limitatamente fra villa e villa l'eventuale tenzone che si praticava nei dì della Sagra.

Oggi, per l'interessamento di alcuni innamorati delle nostre tradizioni, capitanati dal dottor Mascagni, podestà di Zocca, e dal professor Carlo Sandonnino sia detto tra parentesi: promotori che al bisogno si fanno attori, perché essi stessi non disdegnano di indossare la veste dei lanciatori - la ridente Zocca è diventata teatro animatissimo delle annuali competizioni.

I concorrenti sono giunti da ogni parte dell'Appennino e hanno dato prova di elevata passione sportiva, profondendo energia per degnamente figurare, di fronte ad un campo asperrimo.
Sui monti, l'abilità e giustezza dei lanciatori è, a punto, messa a dura prova dalle difficoltà del percorso poiché sono molti e naturali ostacoli ed a volte anche di proposito scelti che vengono ad intralciare quella che dovrebbe essere la via retta.

A gara finita abbiamo tratte, attorno alla natura di codesto gioco, conclusioni che potrebbero parere strampalate, ma che invece non sono tali. La prima è che abbiamo trovato più divertente, per noi spettatori, l'assistere ad una gara di "ruzzola" di quello che possa dirsi di una gara di lancio del disco, quale modernamente lo si pratica. La seconda strampaleria è questa: che l'antico disco che la Grecia ci ha immortalato e nei giochi e nelle statue, poteva essere, nell'antichità primitiva, niente di più di una ruzzola lignea o meglio ancora una forma di sodo cacio.

Certe celebri cose, si riducono, bene spesso, ad avere banalissime origini, perché civiltà più o civiltà meno, tutti fummo preistorici il che vuol dire eguali e tenuti negli atti e nelle manifestazioni a quanto la natura inspira o pone.
Una raccomandazione agli organizzatori. Sarebbe tanto di guadagnato per la bellezza del gioco se - come si pratica negli altri giochi - i lanciatori comparissero in veste più succinta. Un lanciatore con tanto di pantaloni, camicia e solino, non è bello. Ecco i risultati.

II campionato individuale è stato vinto da Fabiani Clerio di Verica di Pavullo, secondo è stato Zona Emilio di Zocca.

Il campionato a coppie è stato vinto da Lenzi Fernando e Zona Emilio di Zocca, seconda la coppia Rubini Erminio e Bertini Filippo pure di Zocca.

Con l'avvento della seconda guerra mondiale, il gioco del lancio del ruzzolone fu abbandonato, per essere poi ripreso, ma con scarsa partecipazione nel 1947. Fu per iniziativa di Fernando Lenzi di Zocca che si ritornarono a organizzare i campionati provinciali nati nel 1927. Il trofeo, per essere aggiudicato, doveva essere vinto due volte anche non consecutive.  Nelle prime due edizioni si affermarono la coppia Carlo Dozzi (detto Carlone per la sua mole) e Molinazzi di Zocca. Nel 1959 la coppia Gualandi e Giacobazzi di Montese e nel 1960 la coppia Ricchi e Candeli di Palagano.  Nel 1959, dopo aver contattato il dottor Alfio Caraffini e il signor Italo Faina di Perugia, Fernando Lenzi organizzò la prima gara di ruzzolone tra i lanciatori umbri ed emiliani. Si svolse il 6 giugno 1959 lungo le antiche mura di Norcia.
Nel 1960 si tenne un altro incontro a Marsciano in Umbria e, nel 1961, analoga sfida si disputò
a Zocca.
In seguito, Lenzi promosse la costituzione di circoli ruzzolistici che furono affiliati all'inizio all'Ente nazionale di assistenza dei lavoratori (Enal). Prese contatti con i lanciatori dell'Umbria e sollecitò l'istituzione di un regolamento che uniformasse il gioco.
Oltre a Lenzi, gli artefici della riscoperta e dello sviluppo del gioco del lancio del ruzzolone furono, Mario Gualandi di Montese, Dinori Mucci di Acquaria, Ezechiele Leonardi, allora direttore dell'Enal di Modena, e Gianni Venlurelli di Modena.
Il primo gruppo di lanciatori di ruzzolone sorse a Zocca nel 1967 e ottenne il patrocinio dell'Enal.

Era composto da trentatre giocatori. Comprendendo i  possibili  sviluppi  di  questa  pratica  sportiva,   Lenzi  avviò contatti con lanciatori dell'intera montagna modenese tanto che, nel 1968, i gruppi affiliati ammontarono a sette: Acquarla, presieduto dal parroco don Enore Pluviani, aveva trentun iscritti, Castellaro ne contava venti, Vesale quindici, Montese e Pavullo quattordici ciascuno, Lama Mocogno undici. Nel 1969 il numero dei gruppi non mutò, mentre il numero di iscritti arrivò a 334. L'anno successivo erano dieci le società presenti nel territorio modenese con 358 giocatori. Grazie all'affiliazione all'Enal dei circoli, i giocatori furono coperti da assicurazione Le basi per la futura struttura organizzativa e l'estensione della pratica sportiva del lancio del ruzzolone a gran parte della provincia di Modena, furono gettate agli inizi del 1970 a Pavullo, nel corso di un incontro a cui parteciparono i presidenti dei gruppi affiliati e i rappresentanti delle associazioni turistiche Pro-loco dell'Appennino modenese. Furono decise la costituzione del Comitato provinciale eletto dalla base dei giocatori, l'unificazione delle norme fondamentali del gioco, le modalità di partecipazione alle gare, la formazione di un calendario provinciale di gare, lo svolgimento dei campionati provinciali.  

Queste decisioni contribuirono al rafforzamento organizzativo dell'attività sportiva, tanto che, nel 1971, i gruppi affiliati passarono da dieci a venti e i lanciatori tesserati da 358 divennero 644.

Quell'anno si pensò di unificare il regolamento per poter disputare i campionati nazionali. In una riunione che si tenne a Verica di Pavullo fu istituita una commissione, presieduta da Romeo Cerfogli di Acquarla, che sulla base dei vari regolamenti di gioco in uso in altre province italiane, aveva il compito di proporre le modifiche e i suggerimenti ritenuti opportuni per giungere a un unico regolamento con valenza nazionale che fu approvato poi dall'Assemblea nazionale delle società sportive.

Il lancio del ruzzolone continuò a raccogliere proseliti e diventò sempre più popolare. Nel marzo 1971 approdò per la prima volta a Modena città. All'Autodromo si disputò il "1" torneo città di Modena" a coppie, organizzato dall'Enal e dal gruppo tiratori di Acquarla che quell'anno si fregiava del titolo di campione provinciale. Vincitore fu la coppia Betti - Arrighi di Lama Mocogno, seguita da Violi - Nobili di Vignola, Cerfogli - lattoni di Acquaria, Betti -Guiduzzi di Zocca e da Venturelli Zini di Modena.

L'organizzazione delle gare iniziò a farsi via via sempre più omogenea. Nel gennaio del 1971, a Pavullo, si riunirono i capi dei circoli di lanciatori di ruzzolone dell'Appennino, i quali stabilirono di adottare per le gare della nuova stagione agonistica "una ruzzola di misure e di peso standard e di limitare a un massimo di tre atleti per ogni circolo la partecipazione alle competizioni a carattere provinciale". Fissarono anche la data dei campionati provinciali che si svolsero, quelli a coppie, il 28 agosto a Zocca, e quelli individuali il 5 settembre ad Acquaria.